sabato 21 dicembre 2013

SOLSTIZIO D'INVERNO

Che cos'è il solstizio d’inverno?
Quest’anno cade il 21 dicembre alle 18:11. Sarà il giorno più corto dell’anno e l’inizio dell’inverno astronomico.

Nonostante il freddo, per gli astronomi l’inverno non è ancora iniziato. Il 21 dicembre, alle 17:11 ora di Greenwich (da noi saranno le 18:11), arriverà infatti il momento del solstizio d’inverno, appuntamento che segna l’inizio della stagione invernale, almeno in senso astronomico.
È il giorno dell’anno in cui il sole a mezzogiorno sale di meno rispetto all'orizzonte, e sarà la notte più lunga del 2013.

Il solstizio è un fenomeno che accade due volte ogni anno, causato (così come gli equinozi) dalla diversa inclinazione dell’asse di rotazione della Terra rispetto al piano dell’eclittica (ovvero il piano dell’orbita su cui il nostro pianeta ruota intorno al Sole). Questa differenza causa nel corso dell’anno un moto apparente del sole nel cielo terrestre, che nel nostro emisfero fa si che raggiunga il suo punto di elevazione massima rispetto all'orizzonte in corrispondenza del solstizio d’estate (21 o 22 giugno), e quella minima nel solstizio d’inverno (21 o 22 dicembre).

In queste date si hanno quindi i giorni e le notti più lunghi, che segnano convenzionalmente anche l’inizio dell’estate e dell’inverno astronomici, ovvero i periodi dell’anno in cui il percorso apparente del sole sale o scende rispetto all'orizzonte, che terminano rispettivamente con l’equinozio d’autunno e con quello di primavera.
Attenzione però a non confondere le stagioni astronomiche con quelle a cui facciamo riferimento più comunemente, ovvero le stagioni meteorologiche, che definiscono invece i mesi più freddi e più caldi dell’anno.

Nonostante i solstizi ricorrano ogni anno con cadenza regolare (il 21 o il 22 di giugno e di dicembre), si tratta in realtà un artificio introdotto dai nostri calendari. La data esatta tende infatti a ritardare di circa sei ore ogni anno, ed è per questo motivo che sono stati creati gli anni bisestili, che servono proprio per recuperare il ritardo accumulato (24 ore ogni 4 anni), ed evitare che si crei una sfasatura tra il nostro calendario e le variazioni climatiche stagionali.

Ultima curiosità, il solstizio d’inverno cade proprio in prossimità del Natale. Un caso? Assolutamente no, perché la data era al centro delle festività pagane su cui si ritiene sia stato ricalcato il natale cristiano.
Non si tratta comunque di un caso isolato, perché i solstizi rappresentavano un momento importante nel calendario di moltissime altre culture antiche. Come i Maya, che avevano previsto la fine del mondo proprio per il solstizio di inverno del 2012. Per fortuna, sembra si sbagliassero.


da "www.wired.it"

venerdì 22 novembre 2013

BELLE EPOQUE

 Qui di seguito qualche immaagine di manifesti pubblicitari della belle epoque. Guardate come erano belli, raffinati e colorati!

               
     

    
 

L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat

mercoledì 9 ottobre 2013

COGNOMI

Volete scoprire l'origine dei vostri cognomi? Vi ho linkato un sito dove potrete trovare un bel po' di notizie...guardate e poi parliamone in classe!!

http://www.paginebianche.it/cognome?

martedì 1 ottobre 2013

SPAZIO CONFISCATO ALLA MAFIA - dal Corriere on line

Social market, spesa solidale per le fasce deboli
in uno spazio confiscato alla mafia
L'iniziativa, a costo zero per il Comune, è sostenuta da sponsor privati. La Fondazione Mike Bongiorno ha donato un furgone

Pasta, passata di pomodoro e olio; e poi latte, biscotti, omogeneizzati e pannolini; e ancora, saponi, detersivi per la casa, frutta e verdura. «Tutto a prezzi scontati del 25% o completamente gratuiti per chi ha reddito basso o nullo ed è in carico ai servizi sociali del Comune». Ha aperto lunedì, in uno spazio confiscato alla mafia in via Leoncavallo, il negozio solidale «Social Market». Dove meno di dieci anni fa si organizzava il traffico di droga tra Palermo e Milano, oggi c'è un luogo dove trovare beni di primissima necessità: un progetto del Comune, insieme con l'associazione Terza Settimana (con 30 volontari al lavoro) e la partecipazione della Fondazione Mike Bongiorno (che ha donato un furgone per la consegna gratuita della spesa a persone anziane e con disabilità).

Social market, spesa solidale in bene confiscato Social market, spesa solidale in bene confiscato    Social market, spesa solidale in bene confiscato    Social market, spesa solidale in bene confiscato    Social market, spesa solidale in bene confiscato    Social market, spesa solidale in bene confiscato

PROGETTO SOSTENUTO DA SPONSOR - «Il negozio di alimentari è realizzato senza costi aggiuntivi per il Comune - sottolineano da Palazzo Marino - grazie alla partecipazione di numerosi sponsor», oltre alle donazioni di numerosi cittadini. «Milano si riprende quello che le mafie le avevano sottratto e lo mette a disposizione di chi ha più bisogno», ha affermato all'inaugurazione l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino.

SINERGIA TRA COMUNE E PRIVATI - «Questo negozio solidale è l'esempio di come grazie alla sinergia tra Comune e privati si possano realizzare progetti che altrimenti rimarrebbero solo sulla carta. Noi siamo sempre più convinti che questa sia la strada da seguire». Potranno fare la spesa nel negozio di via Leoncavallo adulti o famiglie con basso reddito o reddito zero segnalati dai servizi sociali del Comune o da enti privati, associazioni e centri di ascolto attivi nelle parrocchie che sceglieranno di usufruire del servizio. La partecipazione del beneficiario su una spesa di 20 euro potrà essere - a seconda dei casi - intera, di 10, 5 o zero euro. «I versamenti saranno destinati a sostenere altri acquisti solidali».
30 settembre 2013 | 16:05
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Redazione Milano online

lunedì 30 settembre 2013

giovedì 12 settembre 2013

RIPASSIAMO...LA RIVOLUZIONE FRANCESE

 (dal blog "ripassofacile")

RIASSUNTO RIVOLUZIONE FRANCESE

La Rivoluzione francese scoppia nel 1789 e termina nel 1799.

Vigilia della rivoluzione
Nel 1789 in Francia la popolazione era divisa in: 
  • nobiltà,che aveva il monopolio delle cariche pubbliche e numerosi privilegi economici e fiscali
  • il clero 
  • il terzo stato composto da borghesi, commercianti ed artigiani, proletariato urbano e contadini, che era lo strato più numeroso e vario della popolazione. 

Cause della rivoluzione francese
Dopo il 1781 l'antico regime entra in crisi a causa di difficoltà finanziarie (dovute alle forti spese per la partecipazione alla guerra di indipendenza americana).
Viene proposta una riforma economica che però intaccava i privilegi dei nobili e del clero. Questi, per contrastare tali riforme, costringono il re Luigi XVI a convocare gli Stati Generali.
Gli Stati Generali erano un'assemblea in cui ogni ordine sociale (nobiltà, clero e terzo stato) doveva avere un numero eguale di deputati, ma il terzo stato chiede ed ottiene di avere un numero doppio di rappresentanti per riuscire contrastare le votazioni di nobiltà e clero che spesso andavano a coincidere (mantenendo così i propri privilegi a discapito dei ceti meno abbienti)

Votazione a testa o per ordine?
Però, se il re concesse che il Terzo stato avesse un numero di rappresentanti doppio,  l'aristocrazia ottenne che le votazioni negli Stati generali dovessero avvenire "per ordine" e non a testa: in altre parole, a ogni "stato" toccava un voto e quindi la nobiltà e il clero avrebbero avuto in ogni caso la maggioranza.
La questione andò avanti per più di un mese.

Il Giuramento della Pallacorda
Il giuramento della Pallacorda
Il Re, appoggiato dai nobili, non prendeva una decisione sulla questione del voto, così i deputati del terzo stato si riunirono nella sala della Pallacorda dove giurarono di dare una Costituzione alla Francia.
Il Clero e 47 membri della nobiltà si unirono a loro formando l'Assemblea Nazionale Costituente. Luigi XVI sconfitto sul piano politico, decise di ricorrere alla forza, ma la borghesia reagì e, con l'aiuto delle classi popolari, il 14 luglio assale e conquista la Bastiglia simbolo del dispotismo del regime assoluto.

La rivoluzione 
Dopo la presa della Bastiglia si succedono eventi a catena: una rivoluzione in città (guidata dalla borghesia) che portò all'abolizione delle municipalità dell'antico regime ed alla formazione della guardia municipale e una rivolta nelle campagne che portò alla distruzione della feudalità.
Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del Cittadino
Il 26 agosto 1789 venne promulgata la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del cittadino che era la premessa della Costituzione del 3 settembre 1791. Il re però non approva i decreti della Assemblea Costituente ed il popolo si mobilita di nuovo marciando su Versailles e costringendo il re a trasferirsi a Parigi.

Giacobini, Foglianti e Cordiglieri
A questo punti si verificò una scissione all'interno dell'Assemblea che diede inizio ad una serie di differenziazioni dei gruppi borghesi: i Giacobini, guidati da Robespierre, avevano atteggiamenti più avanzati, i Foglianti, con a capo La Fayette, erano più moderati, al centro vi erano i Cordiglieri con Danton e Marat.

La Costituzione
L'Assemblea Costituente comincia a redigere la Costituzione che fu approvata nel 1791. Nacque così la prima monarchia costituzionale francese, fondata sulla separazione dei poteri.
Il potere di fare le leggi e di dirigere la politica generale del paese passò all'Assemblea legislativa, composta di 745 deputati eletti ogni due anni. Al re spettava la nomina dei ministri e il diritto di sospendere una legge approvata dall'Assemblea, ma per non più di quattro anni. Il sovrano non poteva sciogliere l'Assemblea, né dichiarare guerra, né firmare trattati di pace. Il potere giudiziario fu affidato alla magistratura, indipendente in quanto eletta. Il diritto di voto fu riservato solo agli uomini al di sopra dei 25 anni che pagassero tasse elevate, una soluzione che accontentava la borghesia mentre lasciava insoddisfatti i ceti popolari.
I beni ecclesiastici furono incamerati e venduti ed i preti dovettero giurare fedeltà alla Costituzione come dei pubblici funzionari.
Amministrativamente la Francia venne divisa in 83 dipartimenti divisi in distretti e cantoni con ampi poteri.
La fuga e la condanna del Re
Intanto il re aveva tentato di fuggire e Austria, Prussia e Russia si erano alleate contro la Francia (temevano lo scoppio di analoghe rivolte nei loro paesi!) che reagì alla sfida dichiarando la guerra (1792).
Nel 1792 i sanculotti s'impadronirono del Palazzo Reale, mentre l'Assemblea ordinava di imprigionare il re con l'accusa di tradimento della patria. Dopo la vittoria francese di Valmy contro l'esercito prussiano, fu proclamata la Repubblica. Il re, processato per alto tradimento e condannato a morte, fu decapitato il 21 genn. 1793; in ottobre la stessa sorte toccò alla regina.  
Robespierre e il Terrore
Per fronteggiare le crisi nazionali e la minaccia degli eserciti stranieri alleati contro la Francia, i poteri furono affidati a un Comitato di salute pubblica (1793) guidato da Robespierre, che pose il calmiere sul prezzo di grano e generi alimentari, arruolò un nuovo esercito e inviò soldati in Vandea dove intanto era scoppiata una rivolta. I metodi autoritari adottati dal Comitato portarono alla repressione degli avversari politici e di diversi esponenti giacobini contrari ai metodi di Robespierre--->alcune migliaia di oppositori vennero ghigliottinati dopo processi sommari. 
Per questo motivo il periodo dall'autunno 1793 all'estate 1794 fu definito il Terrore. Molti deputati volevano destituire il Comitato, così il 27 luglio 1794 Robespierre e i suoi collaboratori vennero arrestati e il giorno successivo ghigliottinati senza processo. 
Il nuovo corso prese il nome di  Termidoro e si fece prevalere una linea politica moderata.
Fine della Rivoluzione
Negli anni successivi il governo di Parigi decise di abbattere le monarchie assolute in Europa, in cui si erano diffuse le idee rivoluzionarie. Il comando della campagna d'Italia fu affidato a Napoleone Bonaparte, che invase la penisola, dove furono instaurati governi repubblicani sul modello della Repubblica francese. Napoleone poi, rientrato in Francia, con un colpo di Stato militare (18-19 brumaio 1799) abolì il governo e trasferì il potere a un Consolato (in cui sedeva con due collaboratori). 
L'emanazione della Costituzione dell'anno VIII (1799), con la quale gli furono attribuiti pieni poteri, sancì la fine della rivoluzione francese e aprì il periodo della diffusione in tutta Europa delle idee rivoluzionarie.

mercoledì 11 settembre 2013

I CONSIGLI DI BEPPE SEVERGNINI

Dal Corriere della sera:

UNO: NON ANNOIATEVI La scuola non è una spiaggia, una piazza o un bar, ma è lì che si trovano i vostri amici. Divertitevi: non è vietato.



  DUE: NON SPEGNETEVI Cercate di farvi piacere, almeno un po’, le materie di studio. Sono i mattoni del mondo: costruiteci qualcosa di vostro.



  TRE: NON RISPARMIATEVI Aiutare i compagni di classe in difficoltà non è solo giusto: è lungimirante. Tutto torna indietro.




QUATTRO: NON RASSEGNATEVI Gli insegnanti sono pagati per insegnare, non per torturarvi (si chiamerebbero torturatori). Se lo fanno, reagite.



  CINQUE: NON LAMENTATEVI Protestare si può, talvolta si deve. Piagnucolare è invece irritante, inutile, spesso controproducente (e poi, ragazze, scende il trucco).



  SEI: NON ARRABBIATEVI Molte scuole italiane sono ancora senza preside. Perdonate loro, perché non sanno quello che fanno (questa non è di Jovanotti).



  SETTE:  NON ANGOSCIATEVI Portate in classe fantasia, talento, ironia. Le scuole sono un luogo di concentrazione, non un campo di concentramento.



  OTTO: NON ASCOLTATEMI Se uno o più di questi suggerimenti vi sembrano impraticabili, ignorateli.

mercoledì 21 agosto 2013

domenica 18 agosto 2013

NUOVO ANNO!!!

Ciao ragazzi,
stanno andando bene le vacanze? Pronti a ricominciare? Dai che ci aspetta un anno appassionante, pieno di cose nuove...spolverate lo zaino, controllate penne, matite e gomme, riciclate i raccoglitori dell'anno scorso, ricoprite i libri nuovi...e a presto!!!

lunedì 10 giugno 2013

BUONE VACANZE

RAGAZZI BUONE VACANZE A TUTTI!!! Ci rivediamo a settembre, riposati, abbronzati e pieni di voglia di stare insieme imparando cose nuove!

sabato 1 giugno 2013

domenica 19 maggio 2013

...BELLE PERSONE TRA DI NOI


NON E' BELLO VIVERE IN UN MONDO DOVE C'E' ANCHE QUESTA GENTE?

"Trovano portafogli con migliaia di euro
e li riconsegnano ai legittimi proprietari
Due casi simili avvenuti a poche ore di distanza, protagonisti due cittadini esemplari

VIMERCATE – Due portafogli smarriti in poche ore. E due cittadini onesti che, senza pensarci neppure un attimo, li hanno trovati e restituiti ai proprietari. Il primo caso riguarda un 75enne di Agrate Brianza: passando in una strada di campagna ai margini del paese aveva perso un portafogli che conteneva ben millecinquecento euro in contanti, oltre ai documenti. Poche ore dopo gli è arrivata una telefonata dei carabinieri di Vimercate: «Il suo portafogli è stato ritrovato, con tutto il denaro che conteneva».

LA PASSANTE - A ritrovarlo Maria Carla Levati, una signora che abita poco lontano e che giovedì pomeriggio passeggiando su quella stessa strada lo aveva notato a terra: «A dire il vero era tutto sporco, rovinato – ha raccontato la donna - credevo fosse lì da chissà quanto e non ci ho fatto caso. Pochi metri dopo però ho visto però una patente di guida, allora ho pensato di tornare indietro a vedere se per caso quel portafogli fosse stato rubato o smarrito. Ma davvero, a prima vista sembrava vuoto, pensavo di lasciarlo lì. Solo che per scrupolo ho controllato meglio e in una tasca in fondo ho trovato tante banconote da cinquanta euro. Ho pensato: "Mamma mia, se capitasse a me di perdere tutti quei soldi!", e ho deciso di portarlo ai vigili urbani. Mentre mettevo a posto la patente ho trovato un vano con altre banconote, altri cinquecento euro».

CARABINIERI - L'ufficio della Polizia locale era chiuso, così la donna è salita in auto ed è andata fino al comando di compagnia dei carabinieri a Vimercate, dove lo ha consegnato. Ed è stato proprio grazie ai documenti che gli uomini del Capitano Marco D'Aleo son risaliti in pochi minuti all'incredulo proprietario. «Devo dire la verità – ha rivelato la donna – i carabinieri son stati gentilissimi e si sono complimentati, il proprietario del portafogli mi ha telefonato e mi ha dato una ricompensa. Ma anche senza ricompensa sarei stata soddisfatta di quel che ho fatto, bisogna dimostrare noi per primi che non tutte le persone son disoneste».

IL BORSELLO - Stessa scena poche ore dopo, a Vimercate: un dipendente di una cooperativa sociale che stava aprendo una bottega di commercio equo e solidale ha visto a terra un borsello. «L'ho raccolto e ho visto tutte quelle mazzette di soldi», ha rivelato Enrico Mandelli. In quel borsello c'erano 4200 euro in contanti e assegni per 2200 euro, persi poco prima da un benzinaio che abita in zona. «Mi son guardato in giro, se per caso qualcuno li avesse persi, ma non c'era nessuno. Allora li ho portati dai carabinieri». Senza un'esitazione? «Certo, ci ho pensato, per me son quasi quattro mesi di stipendio. Ma poi uno deve anche potersi guardare allo specchio, serenamente».

Leila Codecasa
18 maggio 2013 | 16:47
Dal sito del corriere.it

mercoledì 15 maggio 2013

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA


Ciao ragazzi! Ecco la storia che vi raccontavo oggi,: Olympe de Gouges, prima donna che pensò di stilare anche una dichiarazione dei diritti delle donne...molto molto in anticipo sui tempi!

LA DICHIARAZIONE DEI DRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA
Nel pieno della Rivoluzione francese, che aveva visto anche le donne scendere in piazza a rivendicare i diritti politici e civili negati dall’assolutismo monarchico, Olympe de Gouges pubblicava nel settembre del 1791 la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Si tratta di un testo che polemicamente ricalca la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino proclamata dall’Assemblea nazionale costituente nell’agosto del 1789 e riconfermata nel settembre del 1971, quando fu approvata la Costituzione. Un testo che denuncia la mancanza di libertà delle donne e chiede il riconoscimento di una serie di garanzie ed opportunità che rendano effettivi i principi della Rivoluzione anche per le donne.
In realtà , le cose andarono diversamente: Robespierre proibì le associazioni femminili, chiuse i loro clubs ed i loro giornali, mentre Olympe de Gouges veniva ghigliottinata (novembre 1793) «per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso» ed «essersi immischiata nelle cose della Repubblica».
PREAMBOLO
 Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri.
In conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.
ARTICOLO I
 La Donna nasce libera e resta eguale all’uomo nei diritti. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune.
 ARTICOLO II
 Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione.
 ARTICOLO III
 Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, cheè la riunione della donna e dell’uomo: nessun corpo, nessun individuo può esercitarne l’autorità che non ne sia espressamente derivata.
ARTICOLO IV
 La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l’uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione.
ARTICOLO V
 Le leggi della natura e della ragione impediscono ogni azione nociva alla società: tutto ciò che non è proibito da queste leggi, sagge e divine, non può essere impedito, e nessuno può essere obbligato a fare quello che esse non ordinano di fare.
ARTICOLO VI
 La legge deve essere l’espressione della volontà generale; tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione; esse deve essere la stessa per tutti: Tutte le cittadine e tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammissibili a ogni dignità, posto e impiego pubblici secondo le loro capacità, e senza altre distinzioni che quelle delle loro virtù e dei loro talenti.
ARTICOLO VII
 Nessuna donna è esclusa; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi determinati dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa legge rigorosa.
ARTICOLO IX
 Tutto il rigore è esercitato dalla legge per ogni donna dichiarata colpevole.
ARTICOLO X
 Nessuno deve essere perseguitato per le sue opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente il diritto di salire sulla Tribuna; a condizione che le sue manifestazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla legge.
ARTICOLO XI
 La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna, poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni Cittadina può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio che vi appartiene, senza che un pregiudizio barbaro la obblighi a dissimulare la verità; salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.
ARTICOLO XII
 La garanzia dei diritti della donna e della cittadina ha bisogno di un particolare sostegno; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti, e non per l’utilità particolare di quelle alle quali è affidata.
ARTICOLO XIII
 Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese dell’amministrazione, i contributi della donna e dell’uomo sono uguali; essa partecipa a tutte le incombenze, a tutti i lavori faticosi; deve dunque avere la sua parte nella distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche delle dignità e dell’industria.
ARTICOLO XIV
Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di costatare personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, la necessità dell’imposta pubblica. Le Cittadine non possono aderirvi che a condizione di essere ammesse a una uguale divisione, non solo dei beni di fortuna, ma anche nell’amministrazione pubblica, e di determinare la quota, la base imponibile, la riscossione e la durata dell’imposta.
ARTICOLO XV
La massa delle donne, coalizzata nel pagamento delle imposte con quella degli uomini, ha il diritto di chiedere conto, a ogni pubblico ufficiale, della sua amministrazione.


martedì 19 marzo 2013

PANTIGLIATE NEWS

Ragazzi, come segnala Beatrice, è uscito il nuovo Pantigliate News con il vostro articolo: me ne sono fatte dare 5-6 copie e domani le porto a scuola.

SEI FORTE PAPA'

Volevo inserire questa canzoncina simpatica dedicata al papà...ieri non sono riuscita a pubblicarla, ho visto!!!




giovedì 7 marzo 2013

A PROPOSITO DELLA BELLA MARIA STUARDA...


Maria Stuart 
detta Maria Stuarda (articolo di Maria Teresa Fumagalli)

(Scozia) 1542 - (Inghilterra) 1587

Maria Stuart diventa regina di Scozia a solo sei giorni di vita, alla morte del padre.
La Scozia di quel tempo – scrive il poeta Ronsard - era «un paese barbaro abitato da gente crudele diviso in clan sempre in lotta fra loro», una terra impoverita anche per le continue guerre: mentre nei vicini porti inglesi arrivavano e partivano navi cariche di merci, in Scozia il tempo si era fermato e la ricchezza veniva ancora «contata in pecore». Il re ne possedeva diecimila e questo era quasi tutto il suo patrimonio… La Francia cattolica era un’alleata indispensabile anche se interessata: arrivavano da là gli oggetti lussuosi che ornavano i cupi castelli del re, arazzi, argenti, mobili. In questo quadro povero e violento la piccola regina a cinque anni è contesa dai re di Inghilterra e Francia che la chiedono in sposa per i loro figli. La partita è vinta dalla cattolica Francia dove la bambina viene portata su un veliero di notte in segreto per sfuggire agli agguati inglesi. Il Delfino (ndp: figlio del re) che l’aspetta, Francesco, ha quattro anni e mezzo, è gracile e malato. Morirà a sedici anni.

Nel 1558, quando Maria e Francesco si sposano, la figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, Elisabetta diventa regina d’Inghilterra, ma nello stemma di Maria Stuarda, divenuta un anno dopo regina di Francia, spicca il provocatorio titolo di “regina Scotiae, Franciae et Angliae”. (ndp: regina di Scozia, Francia e Inghilterra).
È questo il contrasto principale che domina per quarant’anni il rapporto fra le due regine e porta la Stuarda alla sua fine tragica; a esso si aggiungono le due diverse confessioni religiose, cattolica la Stuarda e riformata Elisabetta.
Perché Maria pretendeva di aver diritto alla corona inglese? Maria la Sanguinaria, figlia di primo letto (ndp: della prima moglie) di Enrico VIII e cattolica, era stata l’erede legittima (riconosciuta a Londra, Roma, in Francia e Spagna) ma alla sua morte la sorellastra Elisabetta, nata dalle seconde nozze del re con Anna Bolena dopo il distacco dalla Chiesa di Roma, era considerata “bastarda”.
Al contrario la nuova legge dell’Inghilterra riformata le riconosceva il diritto legittimo alla corona.

Ma a complicare il contrasto dinastico e religioso si aggiungeranno le tumultuose vicende sentimentali di Maria, vedova a diciotto anni del re di Francia, dopo il suo ritorno in Scozia.
Maria vuol far rivivere a Edimburgo, dove chiama artisti e poeti dall’Italia e dalla Francia, il clima gaio e colto della corte francese. La giovane regina parla inglese, francese, italiano, scrive in latino e greco, compone poesie e suona la viola. È una sovrana debole, o forse tollerante, in un regno diviso; tentando una pacificazione nomina consigliere della corona il protestante Giacomo conte di Moray, suo fratellastro. Molti suoi sudditi applaudono il calvinista John Knox che predica violentemente contro di lei cattolica, contro i lussi della sua corte e i suoi «comportamenti frivoli», chiari esempi di un deprecabile «folle e mostruoso potere femminile».

Nel frattempo Maria aveva sposato il giovane nobile inglese Enrico Darnley. Da lui Maria avrà il suo unico figlio, Giacomo.
La vita sentimentale della passionale Maria, fragile e suggestionabile, è turbolenta: si innamora perdutamente di un avventuriero, Giacomo Hepburn conte di Botwell, giungendo ad acconsentire all’assassinio del marito organizzato dallo stesso Bothwell.
Solo pochi mesi dopo il delitto Maria sposa il suo amante che, accusato con i suoi complici, in un processo farsa viene scandalosamente assolto.
Persino nelle corti cattoliche d’Europa favorevoli alla Stuarda si levano contro di lei voci di condanna e Elisabetta d’Inghilterra invita ipocritamente la dear sister a «dare prova di essere una nobile regina e una onesta donna» separandosi dall’assassino del marito. Il popolo delle città, da sempre favorevole ai regnanti, si solleva oramai contro la regina.
Maria, vinta e costretta ad abdicare, fugge in Inghilterra, chiedendo ospitalità a Elisabetta I^.
Per quasi vent’anni rimarrà praticamente prigioniera della sua nemica, sorvegliata sempre più strettamente: in quei decenni in suo nome, e talvolta con il suo consenso, vengono organizzati dai cattolici varie congiure contro Elisabetta. Infine,dopo molte esitazioni, nel 1587 la regina d’Inghilterra firma la condanna a morte della rivale accusata di complottare contro di lei.
 Di fronte alle proteste (per la verità deboli e brevi) del figlio Giacomo sosterrà la versione dell’esecuzione come “tragico errore” di un suo funzionario.
Le corti di Parigi e Spagna protestano ma nessuno intende veramente opporsi alla potente Elisabetta. Quanto a Giacomo Stuart, sedici anni dopo diventerà re d’Inghilterra alla morte di Elisabetta, la “regina vergine”.

Maria Stuart più che alla storia delle teorie politiche appartiene a quella del teatro, della musica e della poesia d’amore. Giovanissima è cantata da Ronsard e da altri poeti francesi; nell’Ottocento diverrà protagonista di una tragedia di Schiller e poi di un’opera di Donizetti nel 1834. Fatalmente è amata dai romantici: bionda, bella, sicuramente fragile e suggestionabile, pronta ad abbandonarsi alla passione… Maria è una grande “amorosa” che vive in un paese bello e selvaggio, sulle rive di un mare che si immagina sempre in tempesta, in castelli isolati e cupi, minacciata e innocente. E infine, vestita di seta rossa sotto un mantello nero, con accanto il suo amato cagnolino (questa è verità storica), cade sotto la scure del boia, vittima di un’ altra donna, la regina crudele.
Fonti, risorse bibliografiche, siti
Stephan Zweig, Maria Stuarda, edizione italiana Mondadori 1935
Alexandre Dumas, Maria Stuarda, edizione italiana Sellerio 2006
Mariateresa Fumagalli
Professore di Storia della filosofia medievale all’Università degli Studi di Milano, condirettore della Rivista di Storia della Filosofia fondata da M. Dal Pra, e delle collane Quodlibet (Lubrina, Bergamo) e di Filosofia (Franco Angeli).

mercoledì 27 febbraio 2013

LA LETTERA DI ROBERTO BAGGIO AI GIOVANI


Questa è la lettera che Roberto Baggio ha scritto per i giovani, e letto a Sanremo pochi giorni fa.
E' un grande calciatore, ora dirigente sportivo, ma anche un uomo solido, con dei valori, sportivo nel senso più positivo e morale del termine. Ascoltatelo attentamente, e  riflettete sulle parole-chiave di cui parla.


mercoledì 20 febbraio 2013

VERIFICA SUL GIALLO

...Praticamente, visto che vi siete conquistati di diritto il film, venerdì salta la verifica sul genere giallo.
Vuol dire che la rimandiamo a venerdì 1 marzo!

mercoledì 13 febbraio 2013

DALLA MEMORIA RINASCE IL DOMANI


Buongiorno ragazzi,
ho letto e rimesso insieme le vostre relazioni su domenica 3 febbraio, ricavandone un articolo che mi sembra rappresentare bene tutto quello che avete scritto, nei vari gruppi in cui eravate divisi.
Eccolo qui:

DALLA MEMORIA RINASCE IL DOMANI
UN VIAGGIO NEL PASSATO PER NON RIPETERE ERRORI GIA’ COMMESSI
Domenica 3 febbraio, nella biblioteca comunale di Pantigliate, si è tenuta la celebrazione della Giornata della Memoria, introdotta dall’assessore alla cultura Gianna Zeini.
Noi, i ragazzi della seconda A, ci siamo andati su invito dei nostri insegnanti, e l’abbiamo trovata molto interessante e a tratti commovente.
Hanno partecipato i rappresentanti di alcune associazioni: Maurizio Bisani (ENPI), Sara Modena (I figli della Shoah) e Roberto Cenati (sempre dell’ENPI), ed è intervenuta anche una ragazzina delle scuole elementari, Alice Biasi, che ha letto alcune poesie dei bambini rinchiusi nel campo di concentramento di Terezin, vicino a Praga, dove i bambini venivano imprigionati prima di essere avviati ad Auschwitz. Abbiamo capito che queste bellissime poesie, non erano solo poesie, ma che descrivevano proprio le condizioni di vita e la tristezza di quei bambini, strappati alla loro vita quotidiana.
Durante gli interventi c’era anche un PC che proiettava delle immagini di Auschwitz, molto impressionanti; si vedeva l'interno di Auschwitz, il modo in cui gli ebrei venivano messi sui treni, trasportati e "scaricati" nel campo come se fossero stati animali.
Fra i vari interventi è stato molto emozionante soprattutto ascoltare le persone che avevano vissuto il periodo del fascismo e del nazismo sulla loro pelle, o su quella dei loro genitori. La signora Sara Modena, per esempio, ha raccontato la storia della sua famiglia: avevano cambiato nome per non essere catturati dai nazisti ed erano pronti a uscire dall’Italia, quando vennero a sapere che una cugina era stata catturata al confine, e decisero allora di andare nell’Appennino Modenese, dove vennero nascosti dal parroco. Quando poi la nonna venne catturata dai tedeschi, offrirono un sacco di soldi al parroco per convincerlo ad andare a liberarla, e il parroco li aiutò senza accettare denaro.
Una signora che era in mezzo al pubblico si è alzata a raccontare la storia sua e di suo padre; ma una delle storie più tristi e commoventi è stata quella del sig.Celeste, perché è riuscito a raccontarci di persona, a novant'anni, quello che aveva vissuto in guerra da soldato.  Ci ha parlato delle sue sofferenze, e di quando era stato catturato dai tedeschi e deportato in Ucraina, dove non era vestito in modo adeguato al freddo, e gli davano una fetta di pane che doveva bastare per 4 giorni. Solo la metà dei suoi compagni era ancora viva, quando vennero a liberarli, e Celeste ha detto che sono ricordi che non lo abbandonano mai.
Sentendo parlare il sig.Celeste, una nostra compagna che era lì con la nonna, ha scoperto che il bisnonno era stato in campo di concentramento con Celeste, e parlandone poi in casa, anche altri hanno scoperto storie simili nelle loro famiglie.
Pensiamo che quest’incontro sia stato un’occasione importante per ricordare insieme agli altri un periodo e delle sofferenze che speriamo non si ripetano mai più.
                                          CLASSE 2A – S.M.S. Istituto Comprensivo Falcone e Borsellino - Pantigliate

lunedì 11 febbraio 2013

GINNASTE-VITE PARALLELE

Aurora ci propone, invece, il programma "Ginnaste, vite parallele"

La relazione sul programma che voglio fare è su ginnaste vite parallele. Lo guardo quasi sempre, è un programma che parla di dieci/undici ragazze che da casa loro si sono trasferite all'istituto tecnico federale di Milano per fare ginnastica e studiare. Nella scuola ci sono anche dei ragazzi molto bravi.
Hanno tutti sedici, diciassette, diciotto anni, e poi ci sono i bambini. Questo programma mostra le amicizie che nascono tra i ragazzi e le ragazze ed è bello vedere che quando uno sta male c'è sempre qualcuno ad aiutarlo.
Durante le gare, per aiutarsi a vicenda si dicono cosa migliorare nelle loro prestazioni.
Come tutti i ragazzi cercano di vincere, anche se, secondo me, la cosa più importante è gareggiare e divertirsi; poi ci sono quelli che portano a casa trofei e chi no, quelli che non vincono, che rimangono delusi oppure si divertono e gli basta quello.
Durante una gara, una delle ragazze ha avuto un'infortunio, si era rotta il ginocchio e non poteva muoverlo, comunque lei non ha mai smesso di fare ginnastica, e poi non si sente sola perché c'è sempre qualcuno che può darle una mano. Questo secondo me insegna quanto è forte l'amicizia, e che qualunque cosa succeda c'è sempre qualcuno vicino.

CULTURA INFORMATICA, EHM...

Mi dispiace tantissimo ragazzi, non so come, ma ho cancellato per errore tutti i vostri commenti dal blog....Però adesso ho capito come non farlo più, per le prossime volte!

IL BALLETTO DEI TITANS

Anche questo video, dal film "Il sapore della vittoria", in onda stasera su RAI3 alle 21.00

domenica 10 febbraio 2013

ORARIO

Come mi ha fatto notare Andrej...non ho detto l'ora: il film sarà alle 21.00

CONOSCERE LA SQUADRA

Dal film "Il sapore della vittoria"..questa sera su RAI 3, h.21.00

IL SAPORE DELLA VITTORIA


Domani sera su RAI 3 c'è un film bellissimo intitolato "Il sapore della vittoria", sul razzismo in America ancora dopo l'operato di M.L.King: è una storia vera e per questo merita.

Ambientata nel 1971 in Virginia, parla dell'allenatore Boone (di colore) della squadra di football "I Titans" del liceo T.C. Williams High School, per la prima volta diventato un liceo misto. Il fatto che il coach sia di colore non va giù a molti, ma poi le cose cambieranno.
E' divertente, parla di quanto bene faccia lo sport per conoscersi e rispettarsi, ed è sempre piaciuto a tutti i miei alunni. Per favore, guardatelo, se i vostri genitori non hanno altro in programma!
Vi allego, se riesco, un video tratto dal fim

giovedì 7 febbraio 2013

CHAKRA

Ciao ragazzi! Non so se vi interessino ancora i Chakra e i mantra, ma ho messo insieme una spiegazione abbastanza semplice....

A proposito: sono state piacevoli le due ore di lezione insieme, oggi.


Chakra e' una parola antica che indica uno dei sette centri di energia nel corpo umano, secondo le indicazioni della filosofia orientale. Ciascuno di questi centri e' connesso ai gangli principali dei nervi che si ramificano dalla colonna vertebrale.
In più i chakra sono correlati alle fasi inerenti lo sviluppo della vita, ai colori, suoni, alle funzioni del corpo e a molto, molto altro; dunque un loro scompenso provocherebbe disturbi e malattie.
La dottrina orientale che ne ha diffuso la conoscenza nel mondo occidentale considera i Chakra come aperture, porte di accesso all’essenza del corpo umano. I CHAKRA PRINCIPALI SONO SETTE (ma ce ne sono molti altri secondari, circa un centinaio, che "idealmente" corrispondono coi punti su cui agisce l'agopuntura).
Ed eccoli qui:
Settimo Chakra: o chakra della Corona, si riferisce alla coscienza al pensiero, all’autocoscienza.
Sesto Chakra: o Terzo Occhio, al centro delle Sopracciglia,  è quello della Saggezza Interiore
Quinto Chakra: o del Collo, della Gola o Centro di Comunicazione
Quarto Chakra:  o chakra del Cuore; è quello centrale del sistema. È collegato con l'amore ed è l'integratore degli opposti nella psiche:un quarto chakra sano ci permette di amare profondamente, di sperimentare la pietà e un senso profondo di pace.
Terzo Chakra:  o chakra del Plesso Solare, dell’Ombelico, della Milza, dello Stomaco e del Fegato. Regola la nostra alimentazione, la volontà e l’autonomia personali.
Secondo Chakra: o Sacrale. Situato nell'addome, è collegato con l'acqua come elemento, alle emozioni ed alla sessualità.
Primo Chakra:  o chakra della Base. Situato alla base della spina dorsale, questo chakra forma il nostro fondamento. Rappresenta la terra come elemento e quindi è collegato con i nostri istinti di sopravvivenza ed al nostro senso di realtà.
 Ad ogni Chakra è associato un colore, che corrisponde alla vibrazione del centro stesso. Inoltre ad ogni Chakra corrisponde un mantra, il suono di una nota musicale e, in alcuni casi, anche un elemento naturale (medicina cinese), un pianeta od un segno zodiacale.
MANTRA = suoni che, secondo la filosofia orientale, producono energia. Dato che siamo fatti di energia, si crede che certi mantra (suoni o parole) possano modificare la nostra energia migliorandola o agendo direttamente su alcuni chakra.

domenica 3 febbraio 2013

CHE DIRE? :))

Bravi ragazzi, avete dato una bella dimostrazione di maturità e di interesse per il mondo! Siete grandi.

giovedì 31 gennaio 2013

MA OGGI SARO' CONTENTO


POESIA DI UN RAGAZZO TROVATA IN UN GHETTO NEL 1941
Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi sarò contento
A che serve essere tristi, a che serve.
Perché soffia un vento cattivo.
Perché dovrei dolermi, oggi del domani.
Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.
Forse domani splenderà ancora il sole.
E non vi sarà ragione di tristezza.
Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi, oggi sarò contento
E ad ogni amaro giorno dirò
Da domani, sarò triste
Oggi no.

UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE


UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu

mercoledì 30 gennaio 2013

ADDIO CAROLINA


Alessia è rimasta colpita da una notizia di cronaca, e credo dovremmo rifletterci tutti:

CAROLINA DI NOVARA.

Carolina Picchio, una ragazzina quattordicenne, si è suicidata per i ripetuti e violenti insulti ricevuti dai compagni di scuola.
Questa ragazza si è buttata dalla finestra della casa al terzo piano di una palazzina.
Carolina era una ragazza semplice e le piaceva mettersi al centro dell'attenzione; dal momento che si era lasciata col fidanzato, i suoi coetanei hanno cominciato a diffondere brutte voci su di lei, probabilmente per invidia e gelosia.
Lei si diceva forte e cercava di non ascoltare queste persone, gli amici le sono sempre stati vicino, ma evidentemente questo non è bastato. Quella notte, prima di lanciarsi nel vuoto ha scritto un biglietto indirizzato ai familiari: "Scusate se non sono forte, mi dispiace, vi voglio bene".
A me questo ha molto colpito, perché prendere in giro o addirittura picchiare un compagno è da persone incivili. Il bullismo potrebbe essere provocato da quei ragazzi che vogliono sentirsi grandi e farsi vedere grandi agli occhi dei loro coetanei. Spero che col passare del tempo questo fenomeno venga affrontato e che i giovani crescano con dei valori in più.

Ndp (Nota della prof.): Mi permetto di aggiungere che un suo compagno ha scritto una lettera in cui si dichiara in colpa per non averla mai difesa. L'indifferenza è terribile quanto la violenza.

lunedì 28 gennaio 2013

PRIMA VENNERO


PRIMA VENNERO

"Prima vennero per gli ebrei
e io non dissi nulla perché
non ero ebreo.
Poi vennero per i comunisti
e io non dissi nulla perché
non ero comunista.
Poi vennero per i sindacalisti
e io non dissi nulla perché
non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno
che potesse dire qualcosa."

Martin Niemoeller
Pastore evangelico deportato a Dachau

domenica 27 gennaio 2013

LA CANZONE DEL BAMBINO NEL VENTO

Un omaggio del cantautore Francesco Guccini a tutti i bambini morti nei campi di sterminio nazisti

I BAMBINI RACCONTANO TEREZIN

Oggi, 27 gennaio, è la Giornata della Memoria: infatti il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz e tutto il mondo seppe quello che era accaduto fino a quel momento.
Non ci fu però solo Auschwitz: vicino a Praga, infatti, la fortezza di Terezìn divenne un ghetto quasi esclusivamente riservato ai bambini: più di 15.000 vennero tolti ai loro genitori e imprigionati, in attesa di venire deportati ad Auschwitz dove furono avvelenati o inceneriti.
Questi bambini hanno lasciato disegni e poesie, ora esposti in un museo di Praga.
I bambini di una scuola elementare in questo video ci presentano la storia, i disegni e le poesie di Terezin.

sabato 26 gennaio 2013

MOSCHE POLIZIOTTE


E da Rebecca una scoperta un po' macabra ma utile:

"Da una puntata di CSI su Italia Uno.

In questa puntata la scientifica ha un caso in corso: un corpo che non trovano da molti anni ( o almeno da quando si è data denuncia della scomparsa ). Ritornano dove era stata segnalata la scomparsa, cioè in una spiaggia privata. Ad un certo punto trovano delle mosche che gironzolavano sopra alla sabbia e vanno a controllare... Trovano un teschio umano, intorno al quale c'erano delle mosche, che all'inizio sembravano compromettere le ricerche, poi invece gli investigatori si sono resi conto che le mosche, vive, morte, o anche le larve, rivelano da quanto tempo il corpo si è decomposto ...
Questa puntata mi è piaciuta molto, perché, comunque era una cosa che non sapevo !
 

ILLUSIONISMO


Anche Matteo affascinato dalla magia...

"Negli ultimi giorni sto guardando un programma che si chiama DYNAMO MAGIE IMPOSSIBILI.
Dynamo è un giovane uomo che fa dell'illusionismo il suo punto forte; propone le sue "magie" alla popolazione di alcune città e stati nei diversi continenti. Il canale televisivo che lo trasmette è DMAX.
In una puntata Dynamo è riuscito a trasformare della neve in cristalli di vetro tenendo semplicemente la neve per pochi secondi nella sua mano. E' riuscito anche a girare un i-phone dividendolo in 2 parti.
Sorprendentemente  ha anche infilato un telefono in una bottiglia di vetro e come se non bastasse è riuscito ad entrare in una vetrina dando la sensazione di attraversare il marciapiede. Nelle sue illusioni Dynamo coinvolge sempre i passanti e/o amici che ogni volta rimangono senza parole. Se posso darvi un consiglio: Guardatelo !!!!!!!!!!!!

giovedì 24 gennaio 2013

INFERNO - CANTO III°

LA GRANDE MAGIA


Da Corrado…

LA GRANDE MAGIA – THE ILLUSIONIST
Il programma televisivo di cui volevo parlare è “La Grande Magia – The Illusionist”.
È un programma al quale partecipano maghi e illusionisti provenienti da tutto il mondo. Il vincitore è premiato con un contratto a Las Vegas in un famoso locale. Per passare in semi-finale, i concorrenti devono ricevere almeno 3 si da una giura composta da 5 maghi famosissimi: Ed Alonzo, Uri Geller, Topas, Frank Harary e Max Maven. In semi- finale i concorrenti si sfideranno 1 contro 1 senza sapere contro chi saranno e in finale sarà la stessa procedura.
Nella puntata che ho visto, mi sono piaciuti molto 4 illusionisti: un ragazzo coreano di 24 anni che faceva comparire CD da tutte le parti e mi è piaciuto proprio per questa sua capacità di far  comparire i CD.
Dopo di lui una ragazza di 21 anni proveniente dagli Stati Uniti metteva in bocca lamette e infine prendeva un filo e tutte le lamette uscirono dalla bocca tutte unite da un filo.
Gli altri prestigiatori che mi sono piaciuti sono stati Lord Nobody (il suo nome d’arte), 28 anni e italiano, ha fatto scomparire una ragazza e l’ha fatta ricomparire nello stesso luogo e l’ultimo illusionista è stato Emanuele D’Angeli, italiano, 17 anni.
Lui, pur essendo molto giovane sembrava un professionista. Faceva scomparire colombe e faceva ricomparire conigli.
Tutti loro presero 5 si dalla giuria.
Dopo questa esibizione non posso più raccontarne altre perché mi sono addormentato. Il programma mi piace molto perché non ho mai visto delle magie simili. Adesso non vedo l’ora di vedere la semi-finale e la finale.

mercoledì 23 gennaio 2013

IL MOLESTATORE...SI PUO' ALLONTANARE



Raffaele ha imparato dalle "Iene" che i molestatori si possono anche smascherare

"Questa settimana, un giorno come tanti altri, avevo la televisione accesa su canale 5, che trasmetteva un servizio tratto da un programma che si chiama “ Le Iene”. In questo servizio , presentato da Giulio Golia, ci mostra la vicenda di una ragazza di 16 anni, che inizia a ricevere numerosi sms sul suo telefonino da parte di uno sconosciuto, il quale dopo essersi presentato e aver detto di avere 35 anni, continuava a importunarla, nonostante lei gli avesse detto la propria età e a rifiutare i suoi inviti.
A quel punto, la ragazza fa leggere tutti i messaggi ai genitori, i quali , dopo essersi rivolti alla polizia, senza ottenere nessun risultato, si sono rivolti alle Iene.
Con l’aiuto di Giulio Golia, hanno teso una trappola al molestatore, il quale confessa successivamente, di aver commesso altre volte lo stesso reato su ragazze minorenni.
Trovo che questo programma ( Le Iene) , sia molto istruttivo, in quanto ci mostra episodi di vita quotidiana, di cui i telegiornali nemmeno parlano e il coraggio di questa ragazza ci fa capire che non dobbiamo aver paura di parlare con i nostri genitori, che sono sempre pronti ad aiutarci.
Inoltre penso che il mancato intervento da parte della polizia per questa vicenda sia deprimente, infatti loro intervengono solo in caso di minacce di morte, quando invece lasciamo indifferente delle molestie da parte di un adulto nei confronti di una minorenne, che fortunatamente, dicendo tutto alla  famiglia, ha potuto evitare il peggio. "

                                                           

martedì 22 gennaio 2013

IL MOSTRO DEL FIUME


PATRICK questo mese è stato incuriosito dal pesce-lupo, un pesce ancor più pericoloso del pirana


 IL MOSTRO DEL FIUME

In questa puntata Jeremy Wade, biologo ed esperto pescatore d’acqua dolce, si  trova nel Suriname, il più piccolo paese del Sudamerica, alla ricerca di un pesce più terribile del famigerato piraña.
L’Anjumara, più conosciuta come pesce lupo, è dieci volte più grande del piraña e la sua carne è molto buona.
J. Wade incontra i pescatori del posto per capire come e dove poterlo catturare.
Un pescatore gli racconta che una donna era andata in riva al fiume con il suo cane per lavare i panni. Il pesce lupo è balzato fuori dall’acqua, ha afferrato il cane, lo ha addentato e portato con sé sott’acqua.
Un altro pescatore ha avuto un brutto incontro con questo pesce; gli ha mutilato una mano e gli sono stati messi più di cento punti di sutura.
Oltre a raccontare le terribili esperienze avute con questo pesce, i pescatori danno informazioni utili sul luogo e l’attrezzatura da usare per la sua cattura.
Per poterlo catturare, bisognava addentrarsi nel Suriname in una parte del territorio ricoperto dalla giungla e soprattutto di notte, perché come i veri lupi attacca di notte, ma durante la notte questo luogo ha un aspetto ancor più sinistro.
Il punto indicato dai pescatori è situato sull’innesto del fiume Corentyne con il Lago Brokopondo (lago artificiale). Le sue acque sono popolate dai piraña ed i caimani sono sempre in agguato.
Dopo tre settimane di pesca, quando ormai aveva perso le speranze, uno strappo forte sulla sua canna da pesca, il pesce lupo aveva abboccato.
Era proprio lui, il pesce d’acqua dolce più temibile.
Questo pesce non ha rivali ed è molto feroce anche fuori dall’acqua.

martedì 15 gennaio 2013

LA METAMORFOSI DI KAFKA


LA METAMORFOSI
I
Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po' la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante.
«Che cosa mi è capitato?» pensò. Non stava sognando. La sua camera, una normale camera d'abitazione, anche se un po' piccola, gli appariva in luce quieta, fra le quattro ben note pareti. Sopra al tavolo, sul quale era sparpagliato un campionario di telerie svolto da un pacco (Samsa faceva il commesso viaggiatore), stava appesa un'illustrazione che aveva ritagliata qualche giorno prima da un giornale, montandola poi in una graziosa cornice dorata. Rappresentava una signora con un cappello e un boa di pelliccia, che, seduta ben ritta, sollevava verso gli astanti un grosso manicotto, nascondendovi dentro l'intero avambraccio.
Gregor girò gli occhi verso la finestra, e al vedere il brutto tempo - si udivano le gocce di pioggia battere sulla lamiera del davanzale - si sentì invadere dalla malinconia. «E se cercassi di dimenticare queste stravaganze facendo un'altra dormitina?» pensò, ma non potè mandare ad effetto il suo proposito: era abituato a dormire sul fianco destro, e nello stato attuale gli era impossibile assumere tale posizione. Per quanta forza mettesse nel girarsi sul fianco, ogni volta ripiombava indietro supino. Tentò almeno cento volte, chiudendo gli occhi per non vedere quelle gambette divincolantisi, e a un certo punto smise perché un dolore leggero, sordo, mai provato prima cominciò a pungergli il fianco.
«Buon Dio,» pensò, «che mestiere faticoso ho scelto! Dover prendere il treno tutti i santi giorni... Ho molte più preoccupazioni che se lavorassi in proprio a casa, e per di più ho da sobbarcarmi a questa tortura dei viaggi, all'affanno delle coincidenze, a pasti irregolari e cattivi, a contatti umani sempre diversi, mai stabili, mai cordiali. All'inferno tutto quanto!» Sentì un lieve pizzicorino sul ventre; lentamente, appoggiandosi sul dorso, si spinse più in su verso il capezzale, per poter sollevare meglio la testa, e scoprì il punto dove prudeva: era coperto di tanti puntolini bianchi, di cui non riusciva a capire la natura; con una delle gambe provò a toccarlo, ma la ritirò subito, perché brividi di freddo lo percorsero tutto.
Si lasciò ricadere supino. «Queste levatacce abbrutiscono,» pensò. «Un uomo ha da poter dormire quanto gli occorre. Dire che certi commessi viaggiatori fanno una vita da favorite dell'harem! Quante volte, la mattina, rientrando alla locanda per copiare le commissioni raccolte, li trovo che stanno ancora facendo colazione. Mi comportassi io così col mio principale! Sarei sbattuto fuori all'istante. E chissà, potrebbe anche essere la miglior soluzione. Non mi facessi scrupolo per i miei genitori, già da un pezzo mi sarei licenziato, sarei andato dal principale e gli avrei detto chiaro e tondo l'animo mio, roba da farlo cascar giù dallo scrittoio! Curioso poi quel modo di starsene seduto lassù e di parlare col dipendente dall'alto in basso; per giunta, dato che è duro d'orecchio, bisogna andargli vicinissimo. Be', non è ancora persa ogni speranza; una volta che abbia messo insieme abbastanza soldi da pagare il debito dei miei, mi ci vorranno altri cinque o sei anni, non aspetto neanche un giorno e do il gran taglio. Adesso però bisogna che mi alzi: il treno parte alle cinque.»
E volse gli occhi alla sveglia che ticchettava sul cassettone. «Santo cielo!» pensò. Erano le sei e mezzo: le sfere continuavano a girare tranquille, erano anzi già oltre, si avvicinavano ai tre quarti. Che la soneria non avesse funzionato? Dal letto vedeva l'indice ancora fermo sull'ora giusta, le quattro: aveva suonato, non c'era dubbio. E come mai, con quel trillo così potente da far tremare i mobili, lui aveva continuato pacificamente a dormire? Via, pacificamente proprio no; ma forse proprio per questo più profondamente. Che fare, ora? Il prossimo treno partiva alle sette: per arrivare a prenderlo avrebbe dovuto correre a perdifiato, e il campionario era ancora da riavvolgere, e lui stesso non si sentiva troppo fresco e in gamba. Del resto, fosse anche riuscito a prenderlo, i fulmini del principale non glieli cavava più nessuno, perché al treno delle cinque era andato ad aspettarlo il fattorino della ditta; e sicuramente già da un pezzo aveva ormai riferito che lui era mancato alla partenza. Era una creatura del principale, un essere invertebrato, ottuso. Darsi malato? Sarebbe stato un ripiego sgradevole e sospetto: durante cinque anni d'impiego Gregor non si era mai ammalato una volta. Certamente sarebbe venuto il principale, insieme al medico della cassa mutua, avrebbe deplorato coi genitori la svogliatezza del figlio e, tagliando corto ad ogni giustificazione, avrebbe sottoposto il caso al dottore, per il quale non esisteva che gente perfettamente sana ma senza voglia di lavorare. E si poteva poi dire che in questo caso avesse tutti i torti? In realtà Gregor, a parte una sonnolenza veramente fuori luogo dopo tanto dormire, si sentiva benissimo, aveva anzi un appetito particolarmente gagliardo.
Mentre in gran fretta volgeva tra sè questi pensieri, senza sapersi decidere ad uscire dalie coltri (e la sveglia in quel momento battè le sei e tre quarti), sentì bussare lievemente alla porta dietro il letto.«Gregor,» chiamò una voce - quella di sua madre -, «manca un quarto alle sette, non dovevi partire?» Dolcissima voce! All'udire la propria in risposta, Gregor inorridì: era indubbiamente la sua voce di prima, ma vi si mescolava, come salendo dai precordi, un irreprimibile pigolio lamentoso; talché solo al primo momento le parole uscivano chiare, ma poi, nella risonanza, suonavano distorte, in modo da dare a chi ascoltava l'impressione di non aver udito bene. Avrebbe voluto rispondere esaurientemente e spiegare ogni cosa, ma, viste le circostanze, si limitò a dire: «Sì sì, grazie mamma, mi alzo subito.» Evidentemente la porta di legno non permise che di là ci si accorgesse della voce mutata, poiché la mamma non insistè oltre e si allontanò. Ma il breve dialogo aveva richiamato l'attenzione degli altri familiari sul fatto che Gregor, contro ogni previsione, era ancora in casa; e già ad una delle porte laterali bussava il padre, piano, ma a pugno chiuso. «Gregor, Gregor,» chiamò, «che succede?» E dopo un breve intervallo levò di nuovo, più profondo, il richiamo ammonitore: «Gregor! !Gregor!» Intanto all'uscio dirimpetto si udiva la sommessa implorazione della sorella: «Gregor! Non stai bene? Ti serve qualcosa?» «Ecco, son pronto,» rispose lui in tutte e due le direzioni, e si sforzò di togliere alla voce ogni inflessione strana pronunziando molto chiaramente le singole parole e intercalandole con lunghe pause. Il padre infatti se ne tornò alla sua colazione, ma la sorella sussurrò: «Apri, Gregor, te ne scongiuro.» Ma Gregor si guardò bene dall'aprire, anzi lodò in cuor suo l'abitudine presa viaggiando di chiudere sempre, anche a casa, tutte le porte a chiave.
Per prima cosa voleva alzarsi tranquillo e indisturbato, vestirsi e soprattutto far colazione, e solo dopo pensare al resto: giacché, se ne rendeva ben conto, standosene a letto ad almanaccare non avrebbe mai risolto nulla di sensato. Si ricordava che già parecchie volte, a letto, gli era avvenuto di sentire qualche dolorino, provocato probabilmente da una posizione sbagliata, ed aspettava ansioso di veder dileguarsi una ad una quelle chimere. Che poi il cambiamento di voce non fosse altro che il prodromo di un potente raffreddore, malattia tipica della sua professione, gli pareva indiscutibile.
Non ebbe alcuna difficoltà a rimuovere la coperta: gli bastò gonfiarsi un poco, ed essa cadde a terra da sè. Ma lì cominciavano i guai, segnatamente a causa dell'inusitata larghezza del suo corpo. Per alzarsi, avrebbe dovuto far forza sulle braccia e sulle mani, mentre non possedeva più che quella fila di gambette, annaspanti senza tregua nei modi più svariati ed incontrollabili. Se cercava di piegarne una, era proprio quella la prima ad irrigidirsi, e quando finalmente riusciva a farle compiere il movimento voluto, tutte le altre si dimenavano come scatenate, in un'agitazione intensissima e dolorosa. «Uno non dovrebbe mai fermarsi a letto senza motivo,» riflettè Gregor.
Cercò di uscire dal letto dapprima con la metà inferiore del corpo: ma questa parte, che egli non era ancora riuscito a scorgere, nè a figurarsene l'aspetto, si dimostrò difficile a smuoversi; gli ci volle un tempo infinito; allora, quasi fuori di sè, raccolta ogni energia, si buttò in avanti alla cieca, ma sbagliò direzione, picchiò con violenza contro il fondo del letto, sentì un male atroce e capì che quella zona del suo corpo era forse, per il momento, proprio la più sensibile.
Tentò allora di iniziare la manovra dalla parte superiore e girò cautamente il capo verso la sponda del letto. Questo movimento gli fu agevole, e con l'intera massa del corpo, nonostante la lunghezza e il peso, riuscì infine a compiere la stessa manovra. Ma quando si trovò con la testa sospesa fuori del letto, provò paura: continuando così avrebbe finito col cascare di sotto, e a meno di un miracolo si sarebbe ferito alla testa. E guai se perdeva i sensi proprio adesso: meglio rimanere a letto, piuttosto.
Ma quando, dopo altrettanta fatica, giacque di nuovo sospirando nella posizione precedente, allo spettacolo delle sue gambette, che si azzuffavano più ostinate che mai, disperò di poter ridurre a ragione quell'intemperanza; era pazzesco - si disse - restare più a lungo coricato, tanto valeva giocare il tutto per il tutto, se ciò gli dava una pur minima speranza di staccarsi dal letto. Nel tempo stesso non trascurava di ripetersi che una calma, calmissima riflessione era più utile di ogni decisione precipitosa. In quegli attimi figgeva con la maggiore intensità possibile lo sguardo verso la finestra; ma purtroppo la vista del mattino nebbioso - non si riusciva nemmeno a scorgere il lato opposto della viuzza - era tutt'altro che adatta ad infondergli fiducia e buonumore. «Già le sette,» si disse, udendo nuovamente lo scocco della sveglia, «già le sette e ancora questa nebbia!» E per qualche minuto rimase lì fermo a respirare lievemente, quasi si aspettasse da quell'assoluta calma il rientro delle cose nella loro normalità.
Ma allora: «Prima che siano passate le sette e un quarto,» disse tra sè, «devo assolutamente essere in piedi. Del resto, nel frattempo saran già venuti a chiedere mie notizie dall'ufficio: aprono prima delle sette.» E si dispose a far uscire dal letto, con una sola spinta, l'intero corpo. Lasciandosi cader giù a quel modo, purché badasse a tenere il capo ben sollevato, poteva sperare di non farsi male. La schiena sembrava dura: battendo sul tappeto non avrebbe sofferto.

GIOVANNA LA PAZZA DAVVERO PAZZA?




Giovanna folle per amore o Giovanna donna emancipata ed intelligente schiacciata dal dovere di stato e da regole morali e sociali che non riusciva ad accettare?
La controversia divide gli storici  da sempre ed i suoi stessi biografi contemporanei dettero spesso versioni diverse e contrastanti dei suoi comportamenti.
Giovanna nasce nel 1479 a Toledo da Isabella di Castiglia e da Ferdinando di Aragona  regnanti di Spagna. sabella, figura forte che dominerà figli e marito per tutta la vita, usava partorire i suoi figli in città sempre diverse della Spagna, giungendo gravida agli ultimi mesi in groppa ad una mula.
Oggi la chiameremo strategia di comunicazione o valorizzazione di immagine.
Giovanna fu la terza di cinque figli: tutti destinati dalla nascita a ricoprire posti strategici negli stati dell’ Europa. L’infanzia di Giovanna fu l’infanzia solitaria ed infelice dei piccoli principi sacrificati nel loro bisogno d’amore, come tutti i bambini, al dovere della ragion di stato.
Era una bambina silenziosa e poco socievole, divenne un adolescente ribelle problematica con un grosso e spesso espresso conflitto con la figura della grande madre.
Fu indubbiamente nell’adolescenza che cominciarono a manifestarsi segnali di quel disturbo alimentare, oggi definito bulimia ed anoressia che la accompagnerà tutta la vita.
Ma nel 1496 Giovanna viene data in sposa a Filippo detto il bello, figlio di Massimiliano d’Asburgo, e questo evento sconvolgerà definitivamente la vita della principessa di Castiglia. Il matrimonio nato come alleanza strategica di due potenti regni diventa da subito rapporto di amore e di forte passione. Giovanna è innamoratissima del bel marito e lei vissuta nella bigotta corte spagnola è sconvolta dalla passione dei sensi.
Giovanna ha 19 anni, Filippo,  il bello, 23.
La corte fiamminga appare nuova e sconcertante alla giovane spagnola che non si farà mai accettare dalla nobiltà.
Ma lei ha occhi solo per il suo Filippo e lui le basta.
In 10 anni Giovanna partorisce 6 figli, tra i quali quel Carlo che diventerà Carlo V sul cui impero non tramontava mai il sole.
Ma se l’amore è eterno per alcuni, non lo è per altri. Ma se l’amore è eterno per alcuni, non lo è per altri.
E se eterno lo fu per Giovanna, non lo fu altrettanto per Filippo. Il giovane principe, che le cronache descrivono come degno del suo soprannome, cominciò presto ad avere giovani ed innominate amanti, a frequentare da solo o con amici, osterie, e a dedicarsi ad ogni piacere.
Non era possibile per  Giovanna, principessa di Castiglia  accettare il suo tradimento!
Le scenate si ripetevano eclatanti anche nelle occasioni ufficiali. Giovanna urlava, tirava oggetti, si buttava per terra, non mangiava per giorni.
Filippo rispondeva a volte con indifferenza, a volte, sempre quanto raccontano gli storici contemporanei, alzando le mani sull’infelice creatura.
La leggenda della follia d’amore di Giovanna cominciò a correre per l’Europa ed arrivò fino alla severa corte spagnola preoccupando Isabella e Ferdinando che vedevano in tutto ciò una destabilizzazione del loro disegno.
Isabella gravemente malata di tumore all’utero, aveva designato  Giovanna  erede della Castiglia. I reali invitarono la coppia, Giovanna e Filippo, in Spagna, al fine di conoscere possedimenti e di farsi riconoscere dal popolo.
Giovanna accettò a malincuore temendo un tranello per non farla tornare in Fiandra assieme all’amato.
Filippo ambizioso vide nel viaggio e nelle stranezze di Giovanna, l’ipotesi di divenire unico re di Spagna.
Nel corso della visita la situazione psicologica della principessa precipitò: le scenate di gelosia e i digiuni seguiti da abbuffate notturne si moltiplicarono.
Ormai era per tutti “la loca”, Giovanna visse un periodo di profonda tristezza e di estrema solitudine. Morta Isabella, Ferdinando reggente a nome di Giovanna della Castiglia, le impedì di seguire Filippo nel viaggio di ritorno nelle Fiandre e la rinchiuse nel castello della Mata di Medina.
E' il colpo di grazia. Nel 1506 Filippo muore probabilmente di complicanze virali. Giovanna si rifiuta di far seppellire il marito che viene imbalsamato e conservato vicino a lei.
La ormai regina di Castiglia parla per ore con il cadavere, lo accarezza, lo bacia: nessuna donna glielo potrà più strappare. Finalmente Filippo è suo, solo suo.
Quando è costretta ad abbandonare Burgos, dove è prigioniera del padre, per un epidemia di peste, costringe il seguito a portarsi dietro il cadavere di Filippo.
Ferdinando stanco di tanta follia e consapevole del pericolo per l’unità spagnola di questa sovrana la rinchiude nella fortezza di Tordesillas.
Giovanna ci rimarrà 46 anni. A conferma della sua follia rifiuterà per 46 anni la confessione e i sacramenti.
Suo figlio Carlo V, che quasi non l’ha conosciuta, diventò imperatore.  Altri suoi figli e figlie salirono sui troni di Europa.
Sua nipote Maria, (figlia di Caterina, sua sorella) detta la sanguinaria, diventò regina d’Inghilterra.
Giovanna muore vestita di stracci, irriconoscibile, nel1515.
Sulla sua tomba si recherà solo il nipote Filippo II°.
Le sue ultime lettere denunciano il pensiero chiaro, consapevole e doloroso di una donna che era vissuta in un epoca troppo distante dalla sua sensibilità e dalle sue potenzialità intellettive.
Oggi Giovanna sarebbe stata definita una sindrome bipolare con alterazioni del comportamento alimentare: quello che viene definito il fuoco sacro, la patologia dei geni.

IL PUZZO DI PARIGI NEL 1700


Tratto da " IL PROFUMO" di Suskin

Il romanzo narra la vita di Jean-Baptiste Grenouille, nella Francia del XVIII secolo. Nato nel quartiere più povero e maleodorante di Parigi, Grenouille è dotato di un olfatto sovrumano, ma è completamente privo di un proprio odore, nonché incapace di provare qualunque sentimento umano. Abbandonato tra i rifiuti subito dopo la nascita dalla madre, che per questo viene condannata a morte, Grenouille viene trasferito in un orfanotrofio gestito dalla bambinaia Madame Gaillard, dove cresce completamente disinteressato alla compagnia umana, ma affascinato dalla moltitudine di odori che il suo potentissimo olfatto riesce a sentire.

....MA QUANTO PUZZAVA PARIGI NEL 1700 ????
"Al tempo di cui parliamo, nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone, le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell'umido dei piumini e dell'odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati, dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano le chiese, c'era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l'apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d'estate sia d'inverno. Infatti nei diciottesimo secolo non era stato ancora posto alcun limite all'azione disgregante dei batteri i e così non v’era attività umana, sia costruttiva sia distruttiva, o manifestazione di vita in ascesa o in declino, che non fosse accompagnata dal puzzo.
E all'interno di Parigi c'era poi un luogo dove il puzzo regnava più che mai infernale, tra Rue aux Fers e Rue de la Ferronnerie, e cioè il Cimetière des Jnnocents. Per ottocento anni si erano portati qui i morti dell'ospedale Hôtel-Dieu e delle parrocchie circostanti; per ottocento anni, giorno dopo giorno dozzine di cadaveri erano stati portati qui coi carri e rovesciati in lunghe fosse; per ottocento anni in cripte e ossari si erano accumulati, strato su strato, ossa e ossicini. E solo più tardi, alla vigilia del1a Rivoluzione Francese, quando alcune fosse di cadaveri smottarono pericolosamente e il puzzo del cimitero straripante indusse i vicini non più a semplici proteste, bensì a vere e proprie insurrezioni, il cimitero fu definitivamente chiuso e abbandonato, e milioni di ossa e di teschi furono gettati a palate nelle catacombe di Montmartre, e al suo posto sorse una piazza con un mercato alimentare.
Qui dunque. nel luogo più puzzolente di tutto il regno, il 17 luglio 1738 nacque lean-Baptiste Grenouille. Era uno dei giorni più caldi dell'anno. La calura pesava come piombo sul cimitero e spingeva i miasmi della putrefazione, un misto di meloni marci e di corno bruciato, nei vicoli circostanti. La madre di Grenouille, quando le presero le doglie, si trovava all'esterno di un bugigattolo di pescivendolo in Rue aux Fers e stava squamando dei pesci bianchi che aveva appena sventrato. I pesci, pescati presumibilmente nella Senna la mattina stessa, puzzavano già tanto che il loro odore copriva l'odore dei cadaveri. Ma la madre di Grenouille non percepiva né l’odore dei pesci né quello dei cadaveri, perché il suo naso era in larghissima misura insensibile agli odori e a parte questo il suo corpo era dolorante, e li dolore soffocava ogni capacità di ricevere impressioni dall’esterno. Voleva una cosa sola, che il dolore finisse, voleva liquidare il più presto possibile quel parto disgustoso.

lunedì 14 gennaio 2013

MESSAGGIO DI BENVENUTO


Ciao ragazzi, il blog della seconda A è stato creato!
Nasce con l'idea di farvi ritrovare documenti, video e curiosità di cui parliamo in classe.
Aggiungete commenti, fate domande, datemi suggerimenti, insomma usatelo...
Io spero intanto di imparare in fretta a impostarne meglio la grafica per poterlo migliorare, e usarne tutte le potenzialità. C'è anche la possibilità di utilizzare l'indirizzo mail della sottoscritta: quando siete assenti potete chiedermi i compiti, per esempio...niente più scuse :))

INFERNO . Canto V

INFERNO - canto I°

Finale Spit: Ensi VS Nitro